devo fermarmi ché mi lascio dietro troppe cose, nomi, luoghi, facce. mi dimentico chi mi riempie, non ho il tempo di capirne la sostanza. chiuso in casa devo stare, con le serrande abbassate che nemmeno il sole possa giocarsi coi miei vestiti.
comunque mi sono deciso. mi sono deciso di affidare i miei ricordi a qualcuno. che riesca a cavarci qualcosa di buono io glielo auguro e me lo auguro. (ma poi me lo auguro veramente? cosa mi aspetto augurandomi che esca qualcosa di buono dai miei ricordi rilegati?) comunque fidarsi è affidarsi. (e comprendere è ancora un’utopia? e comprendersi cos’è? chiudersi?) fidarsi allora è affidarsi completamente, rimettersi in mani altre, mani che batteranno veloci dando struttura al sorgere ed al calare del sole, al quotidiano. l’ho fatto, di affidarmi completamente, senza riserve e a una sola condizione: che sia veramente la mia vita quella che ne uscirà rilegata, senza tradimenti. voglio vivere su di una pagina scritta come ho vissuto quei giorni, la rappresentazione del reale completamente adesa alla realtà. voglio che ci sìano tutti, da Marino Paoletti a Luisanna Gerace, e poi Gottardo, Dodo e Raffaello, Anita Santa Cruz, Ludovica e Hilde. Grenci, Gatto, Pastore, Firrincieli, Bartolucci che dipingono e bevono insieme a me.
purtroppo per gli ascoltatori la musica non è contemplata, un disco ametà non è un disco, è un rumore.
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