Un appuntamento vecchio di cinque anni

In quel bar ci siamo detti che ci saremmo rivisti fra cinque anni, di mattina, senza indicare un orario; adesso è la mattina di cinque anni dopo, questa che vedo dal finestrino del regionale partito da Bologna alle 9.40: ritrovo Calderino e un giallo sparso che il vento abbassa e solleva come tasti sul pianoforte, ricordo la porta d’ingresso sul viale principale, l’osteria Bergamini, il nostro primo pasto assieme, i resti nel suo piatto. I campi di grano che il vento agita si alternano, dopo Osteria Nuova, a filari di vite, mais e granoturco, e sarà il mio regalo raccontarti quanto sto vedendo: non ho con me niente che non sia presenza.
Il treno rallenta, mi alzo dalla poltrona per cercare il cartello che mi indichi dove siamo; siamo arrivati, e saremo in dieci che scendiamo da questo treno alle 9.56 di giovedì nove giugno duemilaundici; attraversiamo i binari senza passare dal sottopasso, mi unisco anche io, li seguo fino al piazzale antistante la stazione, loro sanno dove andare, io no: dov’è la piazza principale? Gli alberi troppo vicini mi impediscono di vedere il campanile. Mi avvicino a una signora chinata sulla bicicletta e le chiedo se posso disturbarla; mi dice di sì e ascolta da chinata la mia domanda: dov’è la piazza principale? Risponde di andare dritto, si alza e con la mano mi indica la strada che a un certo punto – dice la signora – a un certo punto curva verso sinistra e poi di fronte mi troverò Porta Garibaldi, e Corso Italia fino a Piazza del Popolo. Ringrazio la signora e cammino e cerco la tua macchina fra quelle parcheggiate e penso a come sarà rivederti; chissà se arriverai, Luisanna, chissà come sarà quest’ultimo sipario; potresti anche lasciarmi seduto ad aspettare sul tavolino di quel bar, lo faresti guardando la scena da lontano, seduta e non vista. Quanto sarò disposto ad aspettare su quel bar? Due tre quattro ore, non lo so. Si era detto che ci saremmo visti di mattina, e la mattina finisce a mezzodì, ma io potrei aspettare anche fino alle due, potrei farlo. Intanto mi siedo, ordino un caffè e aspetto che arrivi.

[
primo capitolo del romanzo chiuso ametà, scaricabile gratuitamente e rilasciato sotto licenza creative commons BY-NC-ND 3.0 [it]
mail: decimocirenaica@gmail.com
]

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