Dobbiamo cambiare il nostro profilo, scrivere, esserci ancora, di più, a volte ogni giorno. Dobbiamo caricare, scaricare, aggiungerci, linkarci, segnalarci. Dobbiamo cercare, postare, commentare, formattare. Trascorriamo tutta la nostra giornata davanti al monitor di un computer, siamo connessi, abbiamo la possibilità di comunicare con tutto quel mondo che come noi è connesso. Siamo nell’epoca delle reti, della rete, internet. Siamo l’epoca delle reti, della rete, internet. Siamo internet. Una rete. E quindi chattiamo, telefoniamo, scriviamo, faxiamo, guardiamo, ascoltiamo, leggiamo. Facciamo tutto, di tutto, tutti. Passiamo leggeri sulle parole, non ci fermiamo, non abbiamo tempo per fermarci, ma il tempo per esserci lo troviamo eccome. Aggiungiamo contatti alla nostra rubrica, commentiamo un altro post, aggiungiamo un altro amico, e quando a sera usciamo dalla rete risuona nella stanza l’eco della nostra voce, quasi ci spaventa sentirla. Corriamo in bagno e mettiamo la testa sotto l’acqua. A volte prima di andare a dormire facciamo una doccia. E la mattina accendiamo il computer con il caffé ancora da preparare e la serranda abbassata: eccomi, eccoci, siamo pronti per ignorarci anche oggi.
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