Un Barolo del ’90? Ha occupato spesso le nostre notti al D’Azeglio. Nitti mi raccontava della sfumatura aranciata che ricorda il colore del mattone: in quel caso il vino ha già parecchi anni di invecchiamento alla spalle. Anche i profumi sono più complessi: più invecchia più diventa ricco e intenso, ci puoi sentire note di tabacco dolce e sottobosco, di funghi secchi e liquirizia. Nitti non smetteva di comprarsi e leggere riviste specializzate e frequentare degustazioni. Dopo la vendemmia cresceva in lui l’attesa, desiderava sapere le ultime nuove dalle vigne d’Italia.
Fu il giorno che capii quello che mi fece più male. Forse perché capire significa un po’ tradire.
Sulla porta rimase bloccato per qualche secondo, gelido. Io e Laura eravamo provati dal primo caldo. Una cappa di umido avvolgeva la città.
Chiedemmo ristoro con un sorriso ma non bastò. La tavola era apparecchiata solo per due. Si muoveva nervoso iLRosso, cercava in tutta fretta altre posate, un calice per il vino e i piatti da portata. Avrei voluto urlare tutto il mio disprezzo al suo silenzio. Solo dopo capii cosa muoveva quelle rotelle impazzite, e mi fece male sapere quali curve ci univano.
Santa Lucia, per tutti quelli che hanno gli occhi e un cuore che non basta agli occhi…
«Ma che fai?» gli dissi con una punta di rimprovero.
«Verso il vino» fece lui guardandomi di striscio.
Mi sentii rosso in viso, un calore s’instradò aprendomi in due.
Penso. Ma che fine ha fatto la voce roca che mi spiega e la mano che si muove calma.
Se lo guardi in trasparenza puoi ascoltare il racconto della sua storia.
Penso. Che fine ha fatto la voce roca che mi parla e la mano che si muove delicata sulla bottiglia, i modi di aprirla e di versarla, il colore e gli odori e i sapori.
Un giorno mi disse che il vino è il sangue della terra e quando scorre deve scorrere per un motivo.
Santa Lucia, fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe, anche la solitudine.
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