modernità: oggetti da funerale

e non era l’unica a bramare contatti che non si bastassero di sola pelle. sì, c’è il nuovo della vicinanza che la modernità aveva sbianchettato: l’individuo si basta di ragione, si basta punto e basta. quindi la sorpresa di una comunione: calze sporche in giro per la casa; gomiti che sfregano l’uno con l’altro non solo per un po’ di calore; parole perfino irrazionali. qua stiamo dando di matto: lumi, dove sono i lumi? non v’è necessità di alcuna vicinanza, non v’è necessità di alcun contatto né di comunione. fermi tutti, questa è una rapina. fermi tutti sì che l’evento li avrebbe accomunati stretti stretti, gomito a gomito. solo in questo caso avremmo udito da qualche parte.

è il solito perdersi, lei: non era l’unica desiderosa di contatti che non parlassero soltanto una lingua.
cosa ti muove dunque? la farmacia dei suoi ricordi? le notti attese? un bosco di larici?
intanto muovo verso sarebbe la tua risposta. per esempio riparo nell’oggettistica che accomuna, d’istinto.
trovare riparo spirituale nella comunanza, fosse anche di un oggetto.
è (anche) questa la postmodernità?
michele direbbe di sì.

[nella stanza del morto c’erano tutte le sue cose: ognuna accompagnata da un foglietto con il nome di chi avrebbe ereditato l’oggetto.]

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