dov’è domani?

Manco di farmi dire ancora
per poco, e non so proprio
come farlo passare quest’obbligo di tempo
che mi conduce, ne parlano bene gli adatti di Høeg
non saprei come raccontare le piccolezze d’orologio appese
ecco come lo definirei: esplosioni di mancanza
immacolata concezione beniana
dopo quel tutto scorrere che non sia giorno e notte
appena avvertito perché si pecca di presenza
ogni volta
costretto a recuperare un libro dallo spazio di prima e di poi
come sempre
come sempre facciamo nella scuola obbligati
e allora è scappare pel desiderio di sentire
almeno una volta: dov’è domani?

[anche per questo i bambini non dovrebbero esistere: come rispondere a una domanda così?]

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