quando ti sottraggono la verità
il tuo onore è vestito d’istinti
e non sai più a chi rivolgere
il tuo augurio di buon sole nuovo
perché dietro quegli occhi
può esserci chi ti gioca
chi ha tradito e offeso il tuo onore.
ti accontenta il silenzio di non sapere
e la corteccia che protegge l’atto
ingrassa gli occhi di chi guarda,
giorno dopo giorno.
nella terra che ci ha gestato
e sputato all’aria
e cresciuto
e svezzato
rincorriamo frasi spezzate
di una lingua negata.
abbiamo steso tappeti rossi allo straniero
e quando abbiamo lavato le sue impronte
è stato come ripulirci:
tanto come arriva se ne va – e siamo soli
a restare.
invece basta,
basta vestirci da servi in casa nostra
basta essere i più bravi camerieri
basterebbe questo a farci sardi?
siamo la vittima e il carnefice
siamo la lattuga per la tartaruga
e s’aliga per l’industria
siamo un cuore in tutto questo mal di mare,
siamo a disposizione /
per sempre.
il calendario industriale
propone piani quinquennali
e la politica esegue
il calendario politico
propone piani elettorali
e il popolo vota
vendiamo terra da inquinare
e uomini da sacrificare
agendo su di essa come biblici padroni
invece che ospit(al)i passeggeri.
siamo un popolo senza stato
perché incapaci di farci stato.
siamo un popolo senza terra
non riconoscendola nostra.
siamo un popolo senza memoria
perché offendiamo le antiche pietre
con la nostra distrazione.
siamo un popolo che offende se stesso
carezzando d’egoismo e rivalsa
il (suo) proprio orto.
siamo un popolo da pacificare –
intima lo straniero brandendo la sua legge.
siamo un popolo che si pacifica
con la sua legge.
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