foyer

L’ultima volta che sono andato a render loro visita è stato poco tempo fa, per dieci euro di thai a credito, e lì, di fronte al mio amico Kamso, mi rendo conto che la mia richiesta ha un prezzo più alto. Kamso si è chiamato fuori dalla vendita già da diversi mesi, ora mi devo rivolgere al Pek, che mi dice va bene, nessun problema… ma prima andiamo a prendere una birra! Lasciamo il Foyer con questa sospensione, io e Pek, e ci dirigiamo in rue de Crimée per una canette di birra: solo una, mi dice Pek, pago io. Ma una volta dentro l’épicerie mi conto gli spiccioli e posso permettermi di offrirla io questa birra. Ne sono felice e dico a Pek che offro io. Lui da principio mi stoppa bruscamente, mi dice ça va, à l’aise… poi si dirige verso lo scaffale e ne prende un’altra. Una birra per ciascuno, quindi.
La birra fredda 1664 la pago io: 1 euro e 40 centesimi.
La birra calda Heineken la paga lui: 1 euro e 30 centesimi.
Meglio avere sempre qualche soldo in tasca, mi dice Pek intanto che ci dirigiamo nuovamente al Foyer. C’è Kamso che ci aspetta all’interno, in viso è tranquillo e riesce perfino a sorridermi: ça va mon frère, ça va allez! Confiance, et c’est tout!
Pek poggia la canette di birra sul tavolo e mi dice di “gardargliela”, di conservargliela. Poi chiama l’ascensore e sale al sesto piano per prendermi la thai. Tornerà soltanto dopo quaranta interminabili minuti…
Io aspetto, e bevo la mia birra, quella di Pek da “gardare”, e Kamso come filtro tra me e gli altri, la solita donna che si divide fra due bande e parla troppo, quelli seduti che sono gli amici di Kamso, forse, e l’unico che sta in piedi mi ha venduto per una macchina fotografica. Ha fornito informazioni sotto compenso – anche in un Foyer di Parigi funziona così.
Un viso bianco dotato di auricolare entra nel Foyer e sa già dove andare. Un negro estremamente grosso si piazza davanti all’ascensore e le parole che si rivolge con gli amici di Kamso che stanno seduti “non” sono parole gentili. Kamso mi è accanto e mi dice di stare tranquillo.
Hai qualcosa da nascondere?
Io? No, non ho nulla da nascondere.
E allora non ti preoccupare, mi dice Kamso.
Non beve, Kamso. Gli passano una canna di hashish, fa due tiri e me la passa. Declino l’offerta e continuo a bere la mia birra, fino a quando quest’uomo basso e di carnagione bianca non transita di nuovo davanti ai nostri occhi, di fretta e con il suo auricolare da sceriffo che gli penzola sul collo.
Io chiedo a voce alta una pistola… voglio i nomi, tutti quanti. Voglio sapere chi compra e chi (si) vende!
Poi torna il Pek, mi dà la droga e mi dice che ci rivediamo presto…

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