Fu necessario nascondere sotto il divano stoffato di blu le mie rappresentazioni del ricordo e ordinarle per numero: sarei tornato ad occuparmi delle sue mancanze dopo aver dato un indirizzo alle mie, di nuovo a vocalizzare il suo dolore dopo aver ascoltato il mio: «Tregua o condono che fosse in arrivo, sapevo che avrei durato fatica a rivisitare la vita, e le sue insolenze, il parapiglia preoccupante dei suoi commerci.» [Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore]
Tornai quindi alla prima lettera sistemando i miei sensi a zangola, pronto ad accogliere, a contenere: i suoi commerci di parole e silenzi li avrei passati in rassegna la mattina appena sveglio una volta tornato a Bologna, talvolta mischiandoli al sogno, altre volte sistemandoli al confine di un eccesso di realtà. Così feci, così salutai in settembre la luna nuova di agosto.
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