Finalmente silenzio; spero in un lungo silenzio, ma purtroppo non sarà così. Qualcuno riderà per farsi sentire. Altri per piacere del riso. Altri ancora per piacersi e per piacere agli altri – questi mi fanno veramente ridere. Qualcun altro riderà solamente perché deve ridere, perché è presente e deve ridere, per forza, non può non ridere: a queste cene si partecipa per ridere, per divertirsi; o per irridere, ma sempre per divertirsi.
È iniziata la sfilata. Dietro di me sfilano sorrisi, acconciature alla moda e racconti da far invidia che non sento e non vedo; davanti a me, invece, sfilano facce truccate, musi lunghi e scarpe da trecento euro che vedo nonostante gli occhi serrati. Per questi che mi passano davanti sono il presentatore, ho saputo che mi chiamano così, in uno schermo di finestra aperta sul cortile; alcuni mi ignorano volutamente, altri non si accorgono che sono lì per loro: ascolterò cosa si aspettano dalla nottata e dirò loro di non attendersi nulla di più di ciò che già è stato la settimana scorsa… Forse un briciolo di più, ma sarà il caso a volerlo. Forse più di un briciolo di meno e sarà sempre il caso a volerlo.
Tra un macchina e l’altra, i rumori di un sabato d’estate sono dietro di me, pronti a trafiggermi coi loro lunghi coltelli: facce abbronzate da poco si ritrovano per la solita cena a casa del presentatore. E non sanno che si chiama così.
Uno sguardo corre lungo il tavolo, attraversa i suoi figli e si ferma sui suoi occhi: che belli che sono, che bella che sei, che uomo che sono. Indecoroso pensare quando incontra la moglie dell’amico: la immagina fra le sue braccia, con lei farebbe giochi di lingua e di mani se solo sapesse tenere un segreto. Ma le donne, i segreti, se li bevono a colazione comodamente sedute in un Caffè del centro. Oh, Dioniso: tutto brucerebbe davanti a l’altare tuo: matrimoni, lavoro, figli, amici; tutto in fumo, perfino i calzini bucati del mio dentista.
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