Sono passati tre mesi da quella mattina a Zuri e ricordo tutto: gli occhi umidi della vecchina coi capelli cotonati, il panno con cui si è asciugata le mani, il sapore dei biscotti, il vassoio, la tendina colorata, le case in pietra che si affacciano in cerchio sulla piazza, gli sguardi su di noi appena arrivati, il rumore del salice sulla mia schiena, la chiesa rosa, il parco degli alberi fossili, il lago quando c’era ancora Zuri vecchia, i monti attorno, le scene di festa sopra il portone, l’asfalto rugoso e il rumore delle gomme. E poi quel signore che si è levato il berretto quando Ciro l’ha salutato.
Rispondi