Al termine di questa lettura incrociata, verrebbe voglia di scegliere la “propria” interpretazione. Il XXI secolo propenderà per la postmodernità nichilista, omogenea, fredda e nera di Jean Baudrillard oppure per la postmodernità orgiastica, eterogenea, calda e bigarree di Michel Maffesoli? Stiamo vivendo il compimento del progetto metafisico di dominio totale del mondo oppure la sua sovversione silenziosa? In effetti, nessuna di queste interpretazioni esclude l’altra, e i due autori del resto condividono il gusto della coincidenza dei contrari tipico della “ragione contraddittoria”: ogni periodo di transizione storica è segnato dalla radicalizzazione delle forme passate e dalla proliferazione delle alternative emergenti. È un concentrato di destino sospeso fra il già morto e il quasi nato.
Baudrillard e Maffesoli: il primato della singolarità delle forme
[Charles Champetier]
Rispondi