Villa Birmano Seurat

Rido ancora quando sento del culto di Villa Birmano Seurat.
Furono gli italiani che abitavano due strade dopo le Serre Datri a contribuire al culto del gruppo di Villa Birmano Seurat. E quando abbandonata la felsinea dimora borghese bussavano al portone vecchio tarlato, noi eravamo sempre pieni di premure: ascoltavamo cavallati in giardino, bevuti e dondolati di brezza accennata appena; leggevano lunghe pagine collettive di battaglie lontane: sangue di terra rappreso troppo in fretta, sangue rimasto nel campo dimenticato, sangue su sangue su sangue. E Durrell si divertiva ad imitarne la postura e la voce rotta di tanto in tanto da uno starnuto: non sopporto i prefiori della Bakunia frignava nasale il nostro quando gli italiani se n’erano andati. Poi si metteva al pianoforte e pestava tasti. La biava ridacchiava quegli odori ricordati appena; e la notte sfumava.

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