Agitate quelle notti di trambusto emiliano, quasi sofferte, me le ricordo una per una, occhi sbarrati d’improvviso, grida e parole biascicate, avanti e indietro nel corridoio-libreria da Jane Austen a Émile Zola, e poi sigarette fino a raschiare la gola e pagine su pagine per stancarmi, a volte dormire sul divano, a volte era rallentare la ritualità ché tanto mancavano solo due ore alle sette e un minuto e alla fermata dell’autobus ci avrei trovato sempre i soliti, infreddoliti da chissà quali pensieri, aperti dal mio saluto e poi chiusi nuovamente, ma quella mattina buia no, quella mattina anzi mi parve che sorrisero, tutti quanti, anche il cagnolino, imbracciato com’era alla padrona, ghignavano dell’accaduto e di me, della macchia sul lenzuolo e della puzza che ancora mi portavo nonostante la doccia, quella notte mi dondola se ci penso, da una parte e dall’altra ci vado senza opporre resistenza, aspetto che accada nuovamente, aspetto di riprendere il discorso iniziato con Luisanna, la luce piccola pinzata sulla testa del letto e la notte è una notte che non dorme, libri da leggere e treni in ritardo, umido caldo che si raffredda, autobus con la neve fino ai finestrini, puzza di piscio e minestra assieme, corsie d’ospedale, luci bianche e calore improvviso e paura di trovare uno specchio e vederci troppe strade, di sentirmi parlare, ripetere, ripetuto e già detto, sempre con lo stesso sporco addosso, un sogno che mi ha zuppato, volgare rivincita urlata a mia madre, il solito ricatto prima di girarmi di spalle, e il suo sorriso – di mia madre – muto e cromato, nel sogno di quella notte luccicava il sorriso di mia madre, non stava fermo, parlava, e mi avrebbe aspettato su quella strada di case basse se glielo avessi permesso, invece sono salito in macchina e ho fatto rombare il motore e avrei messo la prima marcia e sarei partito, scappato per non sentirmi dire, per non farmi (ancora) parlare da qualcuno, chiuso, ma d’improvviso c’erano troppe macchine e la via con le case basse era un’autostrada che passa per Modena, fermata dal traffico, neve e freddo e voglia di pisciare, costretto.
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