Ecco-la funzione dell’arte, ti cercavo, eccoti consolatoria, quando esser-ci nell’atto non basta, si quotidiana l’attimo, tra prima e dopo, lo si allunga per pensarsi artista.
Ecco la funzione dell’arte, la cercavi da tempo, nessuna ricaduta di senso, manco lontanamente pensabile trascendente, al più mercantile e mercificata, al soldo l’arte, all’asta l’arte, all’incanto l’arte, volgarmente borghese nelle sue apparizioni di pianto.
Se l’arte è espressione tutti possono esprimerla.
Se l’arte è linguaggio allora non è arte, ma linguaggio, oralità declinata in forma comunicativa.
Se l’arte è pensiero non esiste, rimane tra realtà e rappresentazione.
Se l’arte è ne la storia, la storia dell’arte è una catalogazione del bello di stato che è stato, una universalizzazione estetica muta: l’arte nella storia è costrizione temporale, mutazione di linguaggi temporali in a-temporali.
E poi c’è il raddoppio, lo schioppo, l’arte per l’arte, concettualizzazione della merda in scatola, esserci senza scomodare H., praticamente un passatempo – come scrivere di letteratura.
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