Ada,
scrivo oggi che la fame sarà passata, la mia di fame, questo rumore di fondo proteso in avanti, questo dipingerti solamente col ricordo di altri, averle intuite quelle lacrime e i tremori degli ultimi passi, le attese di speranza prima di andare a dormire: immaginarlo Mario, almeno nei sogni con la testa piegata, tre grani alla fine dell’ultima decina: madre: dimmi, quel timore di Lui durato una vita, è fondato? Quell’amore robusto che ti ha accompagnato, adesso, lo vedi? Mamma, Nonna, Ada, conservo le tue parole dentro una scatola gialla, le stesse che muoiono in vita, le sole a rimanere.
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