il latino che non ho studiato (scandalo) era una promessa.
il latino che non ho apprezzato (scandalo) è una promessa mancata.
è il ritorno di un dio qualunque, le ginocchia sulla legna tarlata,
visozzi soffrenti, mani giunte, perdono perpetuo
dentro la chiesa magnificanti cori di vociaglia ingannata, passatempo di babbioneria, crastuli sul mattonato sagrato rifatto da poco, pallonate nostre a sbrindellare le collane di profumo e gli orecchini, le calze coi danari giusti che permettono frescura
su quelle mattonelle, a tirare li calci, a cercare li baci, a nascondere semi
ci andavi senza punte, in culo a crocifissi, e alle urla del pretazzo,
ci andavi nel mattonellato della chiesa anche da solo, e la socialità avvertita, quella consapevole, era prossima allo zero bambino com’eri, giocavi col morto bianchiccio, straniero, con chi non ci sarebbe stato di lì a qualche giorno, scomparso dalla tua vita,
ma ugualmente era fradiciare la maglietta nuova, trovarsi ametà
almeno una mattina
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