Ho di nuovo la porta chiusa, mi ero quasi dimenticato il significato, l’esclusione che provoca. Accendo sigarette una dietro l’altra e sputo il fumo verso la finestra aperta. Le macchine che passano non si accorgono della luce accesa, della porta chiusa, della stanza che mi esclude. Oltre la porta c’è l’esclusione, si manifesta attraverso un saluto, a volte un bacio sulla fronte, e il tappeto di rumori è un televisore acceso.
Sono di nuovo Decimo Cirenaica, dopo venti giorni in cui sono stato altro, forse un uomo, sicuramente uno scrittore. Ora non più, dentro la mia stanza piena di libri sono qualcos’altro, qualcosa che non mi piace e mi esclude. Devo stare zitto però, non mi è concessa parola, solo ascoltare l’essenza della provvisorietà, resistere allo sguardo di due vite già morte.
Aspetto il mio turno, il prossimo aereo.
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