Sottrazione

E’ iniziata la sottrazione, che corre parallela fra il web e la carta.
Quando mi chiedono dove voglio andare a parare non so cosa rispondere.
Cosa voglio dire con il mio resoconto? Mettere in scena la banalità del quotidiano? Raccontare un amore che non voglio che vuoi tu? Oppure semplicemente sentirmi uno scrittore, confidare a mezza voce che ho finito, finalmente ho finito, ma tutte le volte che ci ritorno sopra non ho finito un bel niente: troppo diverso e troppo uguale a me stesso.
Il tuo resoconto parla di una fuga da te stesso. Questo me l’hanno detto ieri. E di nuovo bloccato, senza saper dire nulla, senza poter controbattere. Forse il mio resoconto è un piccolo capriccio, la voglia di esserci, un luogo d’evasione e di consolazione. Più mi allontano e meno mi convince.
Alcuni omaggiano la prossimità con Cirenaica. Altri la detestano questa prossimità.
Alcuni mi rimproverano i cambi di registro. Altri me ne chiedono di più.
E io sempre in bilico, come adesso, che vorrei prenderlo in mano il mio resoconto e spenderci ancora questo sole che graffia per gli altri. Ma sarebbe ancora togliere, fino a lasciare solamente l’impossibile amore per una quindicenne. E se guardo la libreria, anche uno sguardo veloce mentre m’infilo i pantaloni, mi accorgo che quell’amore impossibile esiste già, ed è un capolavoro. Il mio quindi, sarà un ingenuo resoconto.
Oggi una consolazione. Domani una condanna.