Un frammento

Forse ha ragione Leo quando in Camere separate si accusa di uccidere chi più ama per poter restare solo. È così: gli altri, quelli che non ami abbastanza, sono talmente lontani che potresti evitare di ucciderli. Penso questo, sdraiato sul letto con il sole sollevato da un pezzo; penso questo, coperto da un lenzuolo giallo di cotone. In bocca ho un sapore sgradevole, ma non credo sia l’aglio che ho raschiato sopra le bruschette. È il silenzio interrotto che mi lascia in bocca un senso di incompletezza; la finitezza della solitudine inizia a farmi paura, la sua enorme perfezione mi costringe a comprenderla. Sono sempre più convinto che la solitudine sia una scelta temporanea, in attesa della compagnia. Solo nel silenzio della solitudine si possono trovare gli elementi che in compagnia ti renderanno diverso, forse unico. Jünger la solitudine l’ha chiamata ribellione, mentre il silenzio l’ha individuato nel passaggio al bosco. Faticoso passaggio al bosco, faticosa ribellione. Ho faticosamente costruito il mio silenzio, ora lo guardo: è cresciuto, maturo, e mi fa paura; la solitudine tanto desiderata adesso siede al tavolo con me e vuole partecipare al banchetto. Immagino di essere scavato dalla solitudine, rosicchiato pezzo dopo pezzo, condito con olio di oliva e servito freddo, farcito con verdure e sistemato sul tavolo da pranzo e la casa piena di candele come piace a me. Il tutto annaffiato con del vino rosso che ho creduto di padroneggiare contentandomi del parere di un solo esperto. Adesso ha da dire pure sul vino? Così sortiranno i detrattori, quelli che mi accompagnano quando mi stufo di parlare da solo. Sì cari detrattori, ho da dire anche sul vino che bevo; di più ho da dire su tutto quello che bevo e su tutto quello che mangio.
E’ una scelta la mia.

3 risposte a “Un frammento”

  1. “Camere separate” è davvero un libro abominevole, e le pippe mentali che i personaggi si fanno su questioni siffatte sono un esempio lampante di come quel romanzo apra la peggiore stagione dell’intimismo italiano (che dura da quel dì, e non accenna a finire).

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  2. Non credo che Camere separate sia un libro abominevole, e non mi piace parlare per generi: un libro può essere buono o meno al di là del genere a cui (forzatamente) lo accostiamo.
    Tornando a Camere separate. L’amore tragico di quel libro mi ha segnato; soprattutto nella seconda parte mi ha fatto riflettere molto.
    In ogni caso opinioni.
    Saluti.
    DC

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  3. Verissimo: un libro può essere buono o meno al di là del genere a cui lo accostiamo. Ma per la cosiddetta “letteratura intimista italiana”, io alzerei allegramente un po’ di roghi e li farei lavorare per un bel po’ (ché i libri intimisti da ardere, qua da noi, non mancano). Opinioni, s’intende.

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