Un forte vento di inizio Dicembre
scuote tutt’intorno:
gli alberi si piegano al passaggio
e fischiano e suonano e danzano con lui.
I cancelli sbattono forte,
a modo loro parlano di musica
e le finestre portano nelle case
ciò che i muri non lasciano sentire.
Spira scirocco maestoso,
incute paura se non si è ancorati.
Di solidi ferri abbisognano le navi in porto
e vedo spruzzi di mare inquieto,
schiuma bianca come i cani di rabbia
così portata fra le onde.
Pietre ferme su lingue strette di grani,
ora scompaiono per azioni di uomini stupidi.
Poi Natura, la madre, si adegua
e noi lamenti, continui lamenti,
sciocchi lamenti che danzano inascoltati,
coperti come sono da suoni quotidiani.
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